Continua l’impegno per la ricerca in Osteopatia da parte dell’Associazione Italiana Scuole di Osteopatia. Due articoli pubblicati di recente, con affiliazione AISO, tra i cui autori c’è il responsabile ricerca dell’Associazione, Andrea Bergna, si occupano di portare nuovi elementi utili a elucidare i temi della sicurezza nella professione e l’identità professionale dell’osteopata.
Per quanto riguarda la sicurezza, sappiamo come dopo il trattamento manipolativo osteopatico non si verifichino eventi gravi con disturbi muscoloscheletrici, neurologici, viscerali o pediatrici. Tuttavia, per asserirlo con certezza, occorrerà che gli eventi avversi siano definiti e valutati in ogni studio clinico, riportando in modo adeguato e dettagliato l’approccio utilizzato per misurarli e una tassonomia appropriata.
Rispetto all’identità professionale, nell’ultimo decennio si è sviluppato un dibattito culturale e scientifico molto intenso nella comunità osteopatica, riguardante i modelli di valutazione e di trattamento da adottare nella pratica clinica centrata sulla persona e la relativa complessità. La ricerca osteopatica italiana ha dato e sta continuando a fornire evidenze in proposito, in particolare in merito al significato dei “palpatory findings” nella pratica clinica osteopatica.
Il primo articolo, una scoping review redatta da un gruppo di ricercatori internazionale e multidisplinare, ha avuto come obiettivo quello di mappare la letteratura scientifica per definire gli eventi avversi e i rispettivi sistemi di classificazione in seguito a manipolazione e mobilizzazione. Questi trattamenti conservativi, spesso applicati da molti operatori che si occupano di terapia manuale e manipolativa, sono raccomandati dalle linee guida cliniche internazionali per gestire le condizioni muscoloscheletriche, compresa la lombalgia e la cervicalgia. Tuttavia, analogamente ad altri interventi, sono stati riportati eventi avversi dopo manipolazione e mobilizzazione. Dato che la sicurezza dei pazienti rimane una priorità assoluta nell’ambito dell’assistenza sanitaria, con un’attenzione costante alla prevenzione e alla riduzione al minimo degli eventi avversi in seguito a qualsiasi tipo di intervento, anche per la manipolazione e la mobilizzazione diventano fondamentali la relativa definizione e classificazione.
Negli studi che utilizzano trattamenti con terapie manuali e manipolative, gli eventi avversi sono descritti con termini diversi e classificati mediante una varietà di ambiti, come la gravità, l’insorgenza, la durata, la necessità di ulteriori cure, l’evitabilità e l’adeguatezza. I numerosi domini e descrittori utilizzati per segnalare e caratterizzare gli eventi avversi ostacolano le iniziative e i progressi in materia di sicurezza dei pazienti. Pertanto, una standardizzazione nelle occorrenze degli eventi avversi, che includa una definizione e una classificazione operativa, non solo faciliterebbe lo sviluppo di strategie per ridurre al minimo o prevenire tali eventi, ma soprattutto aggiungerebbe coerenza e precisione nell’identificazione, nella documentazione e nella segnalazione di tali eventi, il che, a sua volta, faciliterebbe le opportunità di apprendimento tra le varie professioni.
Questa scoping review ha identificato una vasta gamma di termini, definizioni e sistemi di classificazione degli eventi avversi in seguito a manipolazione e mobilizzazione della colonna vertebrale e delle articolazioni periferiche nelle condizioni muscoloscheletriche dell’adulto. Tale eterogeneità potrebbe essere legata alle differenti caratteristiche delle discipline che utilizzano questi interventi, così come alle diverse località geografiche e alle differenze culturali in cui questi interventi hanno luogo; tutto ciò potrebbe aver contribuito alla mancanza di sistemi di segnalazione omogenei degli eventi avversi per questi interventi. Per far progredire le strategie volte a migliorare la sicurezza dei pazienti in tutte le professioni che effettuano questi interventi, è fondamentale stabilire termini, definizioni e sistemi di classificazione standardizzati. Proprio in ragione di ciò, a seguito della revisione descritta, il gruppo di ricerca sta procedendo anche a uno studio qualitativo tramite una Delphi internazionale e multidisciplinare finalizzata al raggiungimento di un consenso tra esperti nelle terapie manuali e manipolative, Osteopatia compresa.
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Funabashi M, Gorrell LM, Pohlman KA, Bergna A, Heneghan NR. Definition and classification for adverse events following spinal and peripheral joint manipulation and mobilization: A scoping review. PLoS One. 2022 Jul 15;17(7):e0270671.
Il secondo articolo, realizzato in collaborazione con gli osteopati Matteo Galli, Francesco Todisco e Francesca Berti, è un’analisi descrittiva finalizzata a indagare cosa gli esperti professionisti italiani pensano a riguardo dei “palpatory findings”e come usano i “risultati palpatori”, identificati attraverso la valutazione manuale osteopatica, nella pratica clinica.
Malgrado l’approccio clinico degli osteopati italiani sia tutt’altro che omogeneo, in particolare in merito alle modalità valutative e ai modelli di ragionamento clinico, la comunità di ricerca osteopatica italiana continua a ricercare la standardizzazione della palpazione nel contesto dell’esame obiettivo osteopatico, utile per definire il trattamento manipolativo specifico necessario per il paziente.
Per esempio, le evidenze pubblicate negli ultimi anni dagli osteopati italiani riconoscono l’importanza della palpazione dei tessuti nella valutazione dello stato di salute del paziente, considerando la regolazione corporea (omeostasi), l’adattamento allo stress (carico allostatico) e l’infiammazione. Inoltre, l’approccio cosiddetto hands-on, quindi con le mani sul paziente, può valutare la reattività del paziente così come stimolare l’integrazione dei sistemi propriocettivi ed enterocettivi migliorandone la consapevolezza corporea. Infine, i palpatory findings sono uno degli aspetti multidimensionali che possono informare il processo decisionale considerando un modello biopsicosociale centrato sulla persona.
Da un lato, i risultati della ricerca individuano che l’Osteopatia comprende la valutazione e il trattamento attraverso il tocco stabilendo una relazione con il paziente mediata dai tessuti e un feedback non verbale – in questo contesto i palpatory findings sono considerati come elementi valutativi con cui l’Osteopata interagisce attraverso un approccio bottom-up. D’altra parte, l’approccio osteopatico
hands-off prevede procedure di gestione del paziente attraverso un’efficace comunicazione verbale utile per accordarsi con lo stesso, come l’educazione terapeutica, i consigli sulla salute e le strategie di autogestione per la promozione della salute e la prevenzione. In questo caso, i palpatory findings sono utilizzati come indicatori o moderatori del processo decisionale clinico condiviso con il paziente, dando maggiore importanza all’approccio top-down.
Tuttavia, come suggeriscono altri ricercatori, sia gli approcci hands-on che hands-off finiscono per coinvolgere dinamiche top-down e bottom-up. La complessità della prassi clinica spesso considera questi due aspetti integrati nella pratica basata sull’evidenza, che comprende l’esperienza dell’osteopata (conoscenza, giudizio e analisi critica), le preferenze del paziente (circostanze personali e culturali, valori, priorità e aspettative) e le migliori evidenze disponibili (esterne e interne). La pratica basata sull’evidenza e le migliori evidenze disponibili svolgono un ruolo di fulcro nell’equilibrio tra le abilità manuali distintive dell’osteopata e le sue capacità di comunicazione efficaci con il paziente, consentendo una presa in carico del paziente centrata sulla persona.
La formazione non può non tenere conto di questo equilibrio, in cui la tradizione, la caratterizzazione professionale e una strategia biopsicosociale di approccio alla persona con una pratica basata e informata sull’evidenza consentiranno lo sviluppo professionale in un contesto sanitario, adattandosi a una realtà multidisciplinare, condividendone le proprie peculiarità con le altre professioni.