Gli sviluppi dell’Osteopatia visti dal basso, attraverso l’esperienza delle scuole. Un viaggio che continua sul sito dell’AISO, con le parole del direttore di Chinesis-IFOP, Fabio Scoppa.
1. Cosa significa per gli osteopati l’attuazione del riconoscimento della loro professione?
Attuare il riconoscimento vuol dire uscire da una situazione di scarsa chiarezza nella quale chiunque può
millantare il suo essere osteopata o proporre formazioni monche ma, principalmente, significa essere
riconosciuti come professionisti della salute al pari di altri professionisti; essere finalmente al riparo da
accuse di abusivismo spesso connesse alla volontà di impossessarsi di quote di mercato create proprio dagli
osteopati. Mercato creato dal nulla esclusivamente con la bontà del proprio lavoro, funzione,
evidentemente, di una formazione di eccellenza.
2. Qual è il contributo che le scuole possono dare all’attuazione?
Il contributo che ciascuna scuola può dare è necessariamente continuare a proporre un’offerta formativa di
eccellenza, a differenza di quelle nate come funghi nell’ultimo periodo. Una formazione coerente con i
principii dell’Osteopatia. È fondamentale continuare a lavorare di concerto, facendo rete, anzi
implementando maggiormente proprio i concetti di collaborazione e crescita comune. Farà la differenza
proprio la capacità delle scuole di Osteopatia AISO di far tesoro dell’esperienza formativa, delle capacità di
sintetizzare didattiche sviluppate nel corso degli anni. “Parliamo con una sola voce, diamo valore alla
formazione” non è solo uno slogan, può essere il modo per continuare a far crescere all’esterno la
considerazione che si ha degli osteopati e dell’Osteopatia. Le scuole hanno un patrimonio in termini di
studenti e persone loro vicine che possono indirizzare, attraverso i social, per esempio, la visione
dell’Osteopatia in un senso piuttosto che in un altro. Ecco, anche questo possono fare le scuole dell’AISO,
un impegno maggiore in termini di visibilità sui social, produzione di contenuti comuni, anche in comune.
3. Com’è cambiata la percezione dell’Osteopatia in Italia?
I pazienti, oltre a essere aumentati di numero, si sono diversificati relativamente a classe sociale ed
estrazione. Oltre alla già citata bontà del lavoro svolto, l’Osteopatia applicata allo sport e la diffusione di
quest’ultimo sui media ha di certo contribuito a farla conoscere e apprezzare. Il successivo sviluppo dei
social network ha probabilmente fatto il resto. Il recente studio sociologico promosso dal ROI un paio di
anni fa ha certificato l’aumento degli italiani che si rivolgono a un osteopata e alla considerazione
conquistata da questi nel corso degli anni.
4. All’estero, laddove ha uno statuto diverso, come viene considerata l’attività degli osteopati?
Dipende certamente dai singoli paesi. Dove è riconosciuta come professione sanitaria autonoma,
l’osteopata ha di certo dignità professionale maggiore rispetto ai paesi nei quali l’Osteopatia è
semplice specializzazione di altre professioni.
5. Scuole di Osteopatia: patrimonio di sapere ed esperienza da salvaguardare, come farlo?
Esiste, ben custodito negli hard disk, nei clouds e finanche in antiche VHS di osteopati e studenti, un
patrimonio di filmati di lezioni di Osteopatia pratica e teorica. Insegnanti e osteopati che ormai ci hanno
lasciato o che non insegnano più, insegnanti e osteopati di seconda, terza o quarta generazione che hanno
raccolto la legacy di pionieri del calibro di Aoudouard, Cascianelli e altri. Oltre a questo esistono appunti,
registrazioni audio o semplici dispense magari artigianali e rilegate con una banale spillatrice. Lì resiste un
tesoro in fatto di didattica osteopatica e metodologia dell’insegnamento accumulato negli anni che rischia
di andar perso. Il lavoro in network, auspicabile da tutte le scuole AISO, dovrebbe proprio riguardare tale
aspetto. Nel rispetto dell’autonomia didattica propria di ogni singola scuola, trovare una linea guida
comune didattico-metodologica a partire proprio da questo back up storico.